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#lamafiaeunamontagnadimerda

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Palermo ricorda Peppino e Felicia Impastato: targa commemorativa a Villa Sperlinga

Villa Sperlinga a Palermo si trasforma in un presidio della memoria: un nuovo spazio cittadino che si unisce ai simboli della resistenza alla mafia. Nel corso di una cerimonia pubblica, a 47 anni dall’assassinio per mano mafiosa, sarà collocata una targa commemorativa in onore di Peppino Impastato e di sua madre Felicia, in uno dei luoghi più frequentati del capoluogo siciliano.


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Ci sono storie che entrano nel cuore delle persone e ci restano per sempre, sono storie di coraggio, di scelte, di sacrifici che alle volte nessuno vorrebbe mai raccontare, eppure devono essere ricordate, per non dimenticare mai.

Per la
#giornatainternazionaledelladonna vorrei ricordare Emanuela Loi, un esempio di coraggio, forza e determinazione che ha sacrificato la sua vita per proteggere la legalità.

La storia di Emanuela è una di queste, una giovane donna di 24 anni, un sorriso aperto sul futuro, una divisa indossata con orgoglio, e un destino crudele in quel maledetto 19 luglio 1992 in Via D’Amelio.

https://www.panormus.blog/culture.php?id=emanuela-loi-il-sorriso-della-giustizia-spezzato-dalla-mafia

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Era un sabato pomeriggio come tanti quello di 32 anni fa, il 23 maggio del 1992.

Io non vivevo più a casa con i miei genitori e di solito il sabato andavo sempre a trovarli e, insieme a loro, ci recavamo a casa di mia nonna materna che abitava al piano di sopra.

Era un modo per passare dei momenti lieti, si cenava tutti insieme, una tradizione a cui tenevamo per mantenere ancora più saldo l’affetto familiare.

La nonna nella sua cucina aveva sempre un piccolo televisore acceso, le piaceva guardare un po' di tutto mentre si dedicava a cucinare, le piaceva, per lei era un momento di ritrovo familiare.

Ma quel sabato pomeriggio, un tragico evento, avrebbe trasformato quei momenti lieti in una sensazione di amarezza e di sconforto.

Ad un certo punto, le trasmissioni TV che stavano andando in onda, furono interrotte per dar spazio ad un’edizione straordinaria del telegiornale, nella quale venne annunciato il terribile e vile attentato di stampo terroristico-mafioso, nel tratto di autostrada A29 in prossimità dello svincolo di Capaci, attentato nel quale persero la vita i giudici Giovanni Falcone e Francesca Morvillo, moglie del magistrato, e tre dei cinque uomini della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro.

Mia madre, donna di una sensibilità fuori dal comune, che si metteva a piangere anche quando apprendeva in tv la morte di un attore o di un attrice, appresa la notizia dell’attentato scoppiò a piangere, cercai di consolarla con un abbraccio.

In quel momento tutto sembrava perduto, sconforto e rabbia era in ogni cittadino palermitano e ancora non potevamo immaginare quello che sarebbe successo da lì a un paio di mesi dopo, il 19 luglio 1992, dove ancora un atroce attentato di stampo mafioso avrebbe ucciso il giudice Paolo Borsellino e gli uomini e una donna della sua scorta.

Proprio il giudice Paolo Borsellino, dopo la morte del suo amico Giovanni, in un suo discorso disse:
“CHI HA PAURA MUORE OGNI GIORNO. CHI NON HA PAURA, MUORE UNA VOLTA SOLA”.

Lo scorso anno ho realizzato un piccolo video, che ripropongo, dedicandolo a Giovanni, Francesca, Vito, Rocco ed Antonio.

https://peertube.uno/w/uwY8QRYQGqEJs3tRjfzYmF

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Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato

Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato a Cinisi è la Casa-Museo dedicata alla memoria di Peppino Impastato e di sua madre Felicia.

Peppino, attivista che ha lottato contro mafia, corruzione e oppressione, per la giustizia sociale, e il 9 maggio del 1978 fu ucciso per volontà del boss Gaetano Badalamenti.

Mamma Felicia ha rotto il muro del silenzio per raccontare la storia di Peppino e per denunciare gli assassini mafiosi del figlio, è stata la prima donna che si è ribellata alla cultura dell’omertà.

Ha aperto le porte della sua casa per raccontare la storia di Peppino e per far conoscere gli aspetti più corrotti della nostra società e dell’apparato istituzionale.

Felicia, definita “partigiana dell’antimafia” e “donna di democrazia” è scomparsa il 7 dicembre del 2004 dopo un lungo percorso per ottenere giustizia per Peppino.

La condanna di Gaetano Badalamenti, boss di Cinisi e bersaglio delle continue denunce e dell’impegno politico di Peppino, è arrivata solo nel 2002, 24 anni dopo l’assassinio.

Nel 2012 Casa Memoria Impastato viene riconosciuta come bene culturale, sono migliaia le persone che hanno varcato e continuano a varcare la soglia di questa porta ormai simbolica alla ricerca di nuove conoscenze, di informazioni non distorte e di un momento di riflessione e tutte si sono riappropriate di un piccolo pezzo di libertà.

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"Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un'arma contro la rassegnazione, la paura e l'omertà"

Peppino Impastato
(Cinisi, 5 gennaio 1948 – Cinisi, 9 maggio 1978)

#pernondimenticare #lamafiaeunamontagnadimerda

Radio Aut era la radio libera fondata nel 1977 da Peppino Impastato, la sede si trovava a Terrasini ed era trasmessa sulla frequenza di 98.800 Mhz.

La radio era gestita in regime di autofinanziamento, Peppino e i suoi compagni la utilizzavano per denunciare i potenti mafiosi di Cinisi e Terrasini e per dare voce, con la controinformazione, alle istanze che provenivano dal sociale.

Alla fine di aprile del 1977 iniziarono le prime prove di trasmissione, si costituì un primo nucleo redazionale e dal mese di Maggio si cominciò a mandare in onda “Il notiziario di Radio Aut, giornale di controinformazione radiodiffuso”.

Peppino metteva in atto “Onda Pazza a Mafiopoli”, facendosi ascoltare dalla cittadinanza dei due paesi di Terrasini e Cinisi, inondando di satira politica tutti quei personaggi che conosceva personalmente, contando su notizie freschissime e riservate, pronte per essere divulgate alla sua maniera.

Il 9 maggio del 1978 Peppino Impastato veniva assassinato per mano mafiosa.
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Ci sono stati uomini che hanno detto "no", c'è stato un uomo che ha detto "no", ha pagato a caro prezzo il coraggio del suo diniego alla richiesta di pizzo da parte della mafia, ha pagato con la propria vita.

Un eroe, l'industriale tessile, titolare della Sigma che non cedette mai al ricatto del pizzo e si consegnò consapevole alla resa dei conti di Cosa Nostra.

Non fu solo la morte di un siciliano onesto, che da tempo denunciava i ripetuti tentativi di estorsione, cui lui si opponeva con orgoglio e sprezzo del pericolo e che riassunse nella lettera aperta inviata al Giornale di Sicilia nel gennaio di quell'anno, in cui gli bastò dire "Estorsori, con me perdete del tempo. Risparmiatevi il costo delle telefonate".

Per ricordare Libero Grassi, 29 agosto del 1991

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“𝘾’𝙚̀ 𝙨𝙚𝙢𝙥𝙧𝙚 𝙨𝙪𝙡𝙞 𝙖 𝙑𝙞𝙘𝙖𝙧𝙞”: 𝙄𝙜𝙤𝙧 𝙎𝙘𝙖𝙡𝙞𝙨𝙞 𝙋𝙖𝙡𝙢𝙞𝙣𝙩𝙚𝙧𝙞 𝙙𝙚𝙙𝙞𝙘𝙖 𝙪𝙣 𝙢𝙪𝙧𝙖𝙡𝙚 𝙖 𝙋𝙚𝙥𝙥𝙞𝙣𝙤 𝙄𝙢𝙥𝙖𝙨𝙩𝙖𝙩𝙤.

Sorge a Vicari un significativo murale dedicato alla memoria di Peppino Impastato, realizzato dall’artista palermitano Igor Scalisi Palminteri.

L’opera, intitolata C’è sempre suli a Vicari, celebra Impastato, un eroe civico simbolo della lotta contro la mafia.

Il murale è stato reso possibile grazie al sostegno attivo del Comune di Vicari e della Pro Loco, che hanno dimostrato un impegno costante nel preservare e promuovere l’identità culturale del territorio, e al patrocinio della Città Metropolitana di Palermo.

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Rocco Chinnici ebbe una intuizione che fece di lui un magistrato particolarmente moderno, progettò e creò un gruppo di lavoro, una scelta allora rivoluzionaria e non ancora supportata da un apposito sostegno legislativo, dando forma a quello che sarà poi definito "Pool antimafia".

Accanto a sé, Chinnici chiama due giovani magistrati: Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, ed è proprio con loro che mette in cantiere i primi atti d'indagine di quelli che si caratterizzeranno come i più importanti processi di mafia degli anni Ottanta.

Il Giudice Chinnici venne ucciso il 29 luglio del 1983 all'età di cinquantotto anni, con il primo attentato che utilizzò la tecnica dell'esplosivo comandato a distanza.

Nell’attentato in via Pipitone, morirono: Mario Trapassi, Salvatore Bartolotta, ed il portiere dell’edificio in cui viveva Chinnici, Stefano Li Sacchi, si salvò l’autista Giovanni Paparcuri.

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